-
di AA.VV.
IL POPOLO IMMOBILE
LE ULTIME FORESTE DEL MEDITERRANEOTHE LAST MEDITERRANEAN FORESTS
Fotografie di Roberto Isotti e Alberto Cambone di AA.VV.
€60,00
The forests of the Mediterranean, an immovable tribe made up of multitudes; refuges for surprising guests. Ancient legacy, standing sentinel over the development of many of the most complex human societies. An inheritance to pass on to our children's children.
-
Articolo aggiunto! Sfoglia la lista dei desideriL'articolo selezionato è già presente nella tua lista dei desideri! Sfoglia la lista dei desideriLOS ANGELES
now here – nowhere di Gian Pietro Calasso €52,00Il sottotitolo è un gioco di parole il cui significato ambivalente di “Ora qui – Da nessuna parte” esprime il fascino ambiguo e pericoloso della favolosa capitale del cinema, della moda, delle celebrità, delle avventure e del successo, sorta come un miraggio sotto il sole del deserto.
Scritto e fotografato da un regista, nato a Firenze, poi cittadino americano, è una nuova, unica forma di ibrido fra narrativa e fotografia drammatizzata, protagonista un’attraente fotomodella. Nello stato di coscienza alterata del dormiveglia, nella memoria della giovane, la realtà si fonde con la fantasia, e i ricordi del passato con la precognizione del futuro.
Tramite una fotografia visionaria e spettacolare, l’opera si propone come simbolo di tutta la società, cultura, civiltà americana, con le sue razionalizzazioni e follie, ricchezze e povertà, utopie e allucinazioni, successi e fallimenti, ottimismo e disperazione, capacità di sopravvivenza e impulsi autodistruttivi.
“Il libro è bello – lo commenta Ennio Morricone – più bello di molti altri libri o film che ho visto su Los Angeles. Quando ne avrò una copia, lo terrò nel mio salotto per mostrarlo ai miei ospiti”. -
Articolo aggiunto! Sfoglia la lista dei desideriL'articolo selezionato è già presente nella tua lista dei desideri! Sfoglia la lista dei desideriMuseo della fotografia
PINO SETTANNI presentazione di Vittorio Sgarbi €40,00La splendida monografia raccoglie le foto più significative dell’intera carriera di uno dei più celebrati e poliedrici fotografi italiani. Definito un pittore con la macchina fotografica, un cannibale della retina, Pino Settanni è uno degli fotografi-artisti più attuali del nostro tempo.
Nasce a Grottaglie il 21 marzo 1949 e la sua lunga esperienza artistica, guidata dall’interesse curioso ed instancabile per l’animo umano e per l’energia del colore, gli è valsa vari premi e riconoscimenti (Premio Lubiam, Sabbioneta, 1995; Premio Lido Azzurro Ricognition, Taranto, 1997; Pericle D’Oro per la fotografia, Bovaino e nel 2000 il premio Pisa per la fotografia).
Le foto saranno raccolte in un museo permanente a lui dedicato nella città dei Sassi, Matera, candidata per diventare capitale della cultura 2019. Sue opere si ritrovano oltre che a Parigi al Museo della Fotografia Contemporanea a Cinisello Balsamo. -
Articolo aggiunto! Sfoglia la lista dei desideriL'articolo selezionato è già presente nella tua lista dei desideri! Sfoglia la lista dei desideriVIETNAM
Fotografie di guerra di Ennio Iacobucci
1968-1975 a cura di Vittorio Morelli €18,00Pochissimi avevano sentito parlare del fotografo abruzzese che per otto anni ha seguito la guerra in Vietnam, Laos e Cambogia.
Le sue fotografie sono state pubblicate dalle maggiori riviste del mondo, da Time e Newsweek, fino a Famiglia Cristiana.
Nel 1975 il New York Times lo ha candidato al prestigioso premio Pulitzer. Iacobucci, infatti, è stato l’unico fotografo occidentale a riprendere i Khmer rossi che conquistavano Phnompenh, la capitale della Cambogia. Quelle foto occupano alcune pagine dell’enciclopedia della guerra del Vietnam edita negli Usa dalla Boston Publishing.
Eppure Iacobucci in Italia è un perfetto sconosciuto. La sua vita è stata breve ma straordinaria: nato a San Vincenzo Valle Roveto da una famiglia poverissima, si trasferì a Roma giovanissimo per fare il lustrascarpe. Durante le Olimpiadi del 1960 conobbe Derek Wilson, un giornalista inglese di cui divenne amico che gli fece studiare le lingue e che lo improvvisò fotografo in Israele durante la guerra dei Sei Giorni. Poi il Vietnam, dove Iacobucci rimase per anni seguendo tutte le evoluzioni della guerra, dal 1968 al 1975, comprese le invasioni del Laos e della Cambogia fino alla caduta definitiva del sud-est asiatico.
Stremato da una vita vissuta sopra le righe Iacobucci morì a Roma nel 1977, solo, povero, deluso. Alcuni episodi ci fanno capire chi era questo contadino abruzzese, prima lustrascarpe, poi lavapiatti e infine fotografo autodidatta.
Iacobucci si paracadutava con le forze speciali Usa sul sentiero di Ho Chi Min che andavano a caccia di vietcong; ha annunciato la caduta della città di Quang Tri nelle mani dei sud vietnamiti provocando la reazione furibonda degli americani che lo costrinsero a fuggire nella giungla con una motocicletta; ha fotografato l’ambasciatore americano a Phnomphen che lascia il paese con la bandiera a stelle e strisce ripiegata sotto il braccio; da solo, nella capitale cambogiana, fotografa i Khmer rossi che conquistano la città.
Le sue foto, oltre ad essere una testimonianza fondamentale della guerra nel sud-est asiatico, hanno un qualcosa di ‘deja-vu’: sono le immagini che hanno ispirato tanti registi e direttori della fotografia dei film sulla guerra del Vietnam. Dunque, non solo la scoperta di un fotografo straordinario, ma anche una testimonianza storica: quest’anno, infatti, cade il quarantennale del Tet del 1968, l’attacco portato dai vietcong a tutto il sud Vietnam. Attacco nel quale riuscirono ad entrare anche nell’Ambasciata Usa di Saigon e che rappresenta il momento in cui gli americani compresero che quella in Vietnam era una guerra che non si poteva vincere. -
Articolo aggiunto! Sfoglia la lista dei desideriL'articolo selezionato è già presente nella tua lista dei desideri! Sfoglia la lista dei desideriAlla corte di
VALENTINO
L’ultimo imperatore
della moda e dello stile Sebastiano Di Rienzo e Maria Stella Rossi €15,00Sebastiano Di Rienzo è una di quelle persone che, quando le incontri la prima volta, ti sembra di conoscere da sempre, possedendo il prezioso dono della genuinità. Conversando, ci si accorge che ha così tante esperienze da raccontare che è un piacere trascorrere del tempo con lui.
È difficile dare di Sebastiano una definizione precisa, poiché, ha un tale bagaglio di competenze, che fanno di lui un personaggio poliedrico ed eclettico. Conoscendolo più nell’intimo, la prima cosa che si nota è il suo grande amore per la terra natale, il Molise e più precisamente Capracotta, dove custodisce, oltre ad una collezione di 500 abiti raccolti dal 1963, anche il sogno di farne un museo per la sua città.
La passione per la moda ha scandito tutte le tappe della sua vita. È poco più che adolescente, quando inizia a lavorare per l’atelier Valentino a Roma, esperienza che ha deciso di condividere con tutti, raccontandola in questo libro. Desideroso di fare propri tutti i segreti del fashion system, Sebastiano Di Rienzo ha esplorato tanti ambiti della moda, cimentandosi nel ruolo di figurinista, per molte riviste, come costumista, per numerosi film e come autore di testi sulla moda, ma ha anche ricoperto ruoli istituzionali divenendo Presidente dell’Accademia Nazionale dei Sartori, e arrivando ad essere insignito nel 1982 del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana dal Presidente Sandro Pertini.
Ma la moda deve tanto a Sebastiano Di Rienzo, poiché è da sempre impegnato a trasmettere con passione le sue competenze ai giovani, attraverso l’insegnamento e la formazione dei futuri designer.
Questo libro, che lui definisce piccola cosa, coglie e raccoglie quanto di più prezioso c’è nel vissuto di ogni uomo: la memoria. Immagini, aneddoti, momenti di vita quotidiana, semplici, ma mai banali, anzi straordinariamente unici, vissuti nel tempio dell’alta moda italiana, l’Atelier Valentino.
L’aspetto più sorprendente di questo testo è rappresentato dall’inconsueto punto di vista, dalla capacità di rovesciare la prospettiva, mostrando gli aspetti più segreti, intimi e personali dell’esperienza vissuta all’interno dell’atelier.
Il libro, si è avvalso della preziosa collaborazione della scrittrice Maria Stella Rossi che, tramite i ricordi palpabili e vivi di Sebastiano Di Rienzo, ha saputo cogliere le sfumature e le singolarità del mondo della moda, visto non solo nella sua valenza storica, ma restituendogli un’aurea fiabesca, così come si conviene ai sogni e alla bellezza. -
Articolo aggiunto! Sfoglia la lista dei desideriL'articolo selezionato è già presente nella tua lista dei desideri! Sfoglia la lista dei desideriIL MÉLO RITROVATO di AA.VV. €35,00
La Fondazione Ente dello Spettacolo presenta, edita per i tipi della De Luca, una pubblicazione sul Melodramma cinematografico, affrontato nelle sue specificità di genere ma anche nei suoi risvolti sociali e più ampiamente culturali. Il volume analizza la storia, ma soprattutto l’evoluzione che conduce alla crisi del Melò, prendendo in esame molti di quei capolavori che campeggiano nelle videoteche di ciascuno di noi.
Dal melò di marca hollywoodiana, esemplificato dal celeberrimo “Via col Vento”, la cui regalità aveva fornito alla società americana modelli di comportamento, Marco Filiberti approda alla versione italiana del genere, certo più povera e meno manierata di quella d’oltreoceano ma ad essa ideologicamente affine, rappresentata dai film di Raffaello Matarazzo e la coppia Nazzari-Sanson.
Il melodramma subisce un punto di svolta con i women’s film del dopoguerra proponendo esempi di emancipazione al di fuori dei cliché consolidati della femme fatale o della bisbetica indomita traendoli per la prima volta dal ceto comune e scenari quotidiani.
Dopo le rivisitazioni di Vincent Minnelli, Kazan e Nicholas Ray, bisognerà aspettare gli anni ’70 e un giovane e talentuoso cineasta tedesco, Rainer Werner Fassbinder, per assistere ad un ultimo colpo d’ala e una radicale metamorfosi del melò: emergono nelle sue trame i veri conflitti che muovono le persone e si affrontano temi come il razzismo, l’omosessualità e la politica.
Ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich (1971) chiude letteralmente la stagione classica del melò dando avvio alla sua dispersione. L’autore conclude la sua rassegna critica con il melò contemporaneo, dalle declinazioni esemplari di un Almodòvar fino a quelle di Ozpetek e molti altri, trattando e affrontando infine le altre forme in cui il genere, per volontà di autori restii a vederlo morire, si è rinnovato e ripresentato sotto altre forme.