• a cura di Francesco Petrucci

ISBN: 978-88-8016-736-5
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VEDUTE DEI COLLI ALBANI E DI ROMA

dall'album di viaggio di Charles Joseph Lecointe (1824-1886) a cura di Francesco Petrucci

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La mostra nasce dalla proficua collaborazione tra il Palazzo Chigi di Ariccia e la galleria Antichità Alberto Di Castro – piazza di Spagna (Roma) –, già avviata da alcuni anni con prestiti per mostre, e la donazione da parte della storica galleria antiquaria romana di alcuni arredi di provenienza Chigi.
Viene esposta per la prima volta una straordinaria raccolta di disegni facenti parte dell'album di viaggio del pittore e paesaggista francese Charles Joseph Lecointe (1824-1886) che, durante il suo soggiorno romano, eseguì una serie di vedute raffiguranti non solo la città papale, ma anche i Colli Albani. Sono esposte numerose vedute di Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Nemi, ma anche alcune immagini di Roma, particolarmente significative non solo per la qualità del disegno, ma anche per il grande valore iconografico e topografico. Abbiamo infatti rare inquadrature di scorci inusuali dei Castelli Romani, soprattutto per centri come Albano, oggetto di radicali trasformazioni urbanistiche dal dopoguerra ad oggi che hanno in parte compromesso l'integrità dei luoghi.
La rassegna pone ancora una volta in risalto la grande importanza rappresentata dalla sosta nei Castelli Romani nell'ambito del Grand Tour d'Italie, il viaggio ranieri per conoscere le bellezze artistiche, culturali e naturalistiche dell'Italia. Infatti la vicinanza a Roma, la presenza nei Colli Albani e Tuscolani di insigni testimonianze di civiltà architettonica e artistica, l'attraversamento da parte della Via Appia principale arteria di comunicazione tra Roma e il sud, fecero di quel territorio una meta imprescindibile.
Le attrazioni per i viaggiatori erano innumerevoli. Nel territorio della mitica Albalonga, ove sorgevano le antiche città latine (Aricia, Lanuvium, Velitrae, etc.), si erano sviluppate già in età classica ville patrizie e imperiali, come quella di Domiziano oggi inglobata all'interno delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Durante il Rinascimento e in Età Barocca l'aristocrazia romana aveva costruito straordinarie ville e sontuose dimore feudali, progettate da architetti come Vignola, Giacomo della Porta, Vasanzio, Bernini, Borromini, Vanvitelli.
Nel corso del Seicento i vecchi centri medioevali erano stati trasformati secondo i nuovi principi dell'urbanistica barocca, spesso sperimentando schemi poi riproposti altrove, come nel caso dei tridenti di Albano e Genzano.
L'integrazione delle vestigia illustri del passato con la natura rigogliosa, tra i vasti boschi già consacrati a Diana, i due laghi di Nemi e Castel Gandolfo, alle pendici del Monte Albano sacro ai Latini e poi ai Romani, costituirono per secoli attrazione e fonte di ispirazione per pittori, letterati e poeti.
Migliaia di dipinti, disegni, incisioni, documentano una ricchezza iconografica illimitata, testimoniata da opere presenti nei più importanti musei del mondo, realizzate da Lorrain, Corot, Turner, dalle colonie di artisti presenti nelle accademie straniere, in particolare tra il 1790 e il 1850. I Colli Albani divennero il luogo di una sorta di accademia di pittura en plein air, un precedente di quanto venne sviluppato poi altrove nel corso dell'Ottocento. I Castelli Romani furono esaltati dagli scritti di Montesquie, Goethe, Stendhal, Andersen, Byron, Longfellow, Gogol, Ruskin, Ibsen fino a Frezer che da qui fece partire il suo viaggio tra i miti e le credenze di un passato remoto dell'umanità nella sua opera monumentale 'Il ramo d'oro'.
Intellettuali, letterati e aristocratici europei scelsero la zona anche come luogo di soggiorno: dagli Stuart, reali d'Inghilterra in esilio dorato ad Albano, a Luciano Bonaparte fratello di Napoleone nella sua Villa Rufinella di Frascati, a Liszt che fu abate ad Albano, a Goethe che risiedette a Castel Gandolfo. Gogol scrisse un capitolo delle 'Anime morte' e Ibsen parte del suo 'Brand' nella Locanda Martorelli ad Ariccia, dove avevano soggiornato Longfellow, Corot, Turner, d'Azeglio e per vari anni Nino Costa.
formato 24 x 28, brossura, pp. 80, 60 col., 20 b/n
catalogo Ariccia 2006

“VEDUTE DEI COLLI ALBANI E DI ROMA”

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